Il Teatro di Segesta, costruito nel III secolo a.C., è situato sul monte Barbaro, alle spalle dell’agorà:

domina tutta la vallata e consente allo sguardo di perdersi a valle sul golfo di Castellammare.

E’, come tutti i teatri greci, a forma di semicerchio, con diametro di 63 metri ed è posto a circa 440 metri di altezza.

Per quanto riguarda la sua struttura, il teatro consta di tre elementi fondamentali, quali la Cavea o Theatron, l’Orchestra e la Scena o Skene.

La cavea è costituita da una serie di gradinate di pietra, divise in settori, destinate ad accogliere circa tremila spettatori.

A differenza, però, della classica struttura greca, essa non è scavata direttamente nella pietra ma poggia su muri di contenimento.

Teatro di Segesta

Teatro di Segesta

Così come a Siracusa, la parte meno conservatasi è quella superiore, oltre alla scena della quale non rimangono molte tracce:

si pensa che in passato questa sia stata ornata anche da colonne ed elementi architettonici vari.

Nel teatro di Segesta, gli spettatori erano tutti rivolti verso la zona centrale della struttura:

l’orchestra di forma  semicircolare e del diametro di diciotto metri.

Il termine deriva dal greco orcheomai (danzare) e indicava il luogo, quasi sempre di forma circolare, in cui si muoveva e danzava il coro.

In prossimità di esso, il teatro di Segesta, così come a Siracusa, presentava dei passaggi laterali che servivano per le apparizioni sceniche degli spiriti.

Fu visitata da Goethe e descritta nel suo “Viaggio in Sicilia”.

Ogni anno l’amministrazione comunale organizza una rassegna di spettacoli teatrali, poesie ed eventi.

Etimologia

Il termine deriva dal greco Theatron, sostantivo che trae sicuramente origine dal verbo theaomai (osservare).

Originariamente la parola si riferiva, dunque, all’insieme degli spettatori che si disponevano in gruppo per assistere alla rappresentazione;

successivamente, intorno al IV secolo, passò a indicare il luogo in cui tali spettatori si riunivano.

Il modello di riferimento per tutta la Sicilia è sicuramente la magna Grecia:

i teatri siciliani di Siracusa, Taormina, Segesta ed Eraclea Minoa non sono altro che una riproduzione del modello ellenico.

E’ alla città di Atene che si guarda, infatti, quando si parla di rappresentazioni teatrali classiche.

Fra tutte si pensi alle tragedie del V sec. a.C. e al modello che esse fornirono:

ad esempio le Dionisie venivano organizzate ai piedi dell’acropoli di Atene in onore di Dionisio.

Assolvevano allo stesso tempo a una funzione educativa, civica e religiosa e per questo motivo venivano offerte gratuitamente dalla polisai cittadini.

In Sicilia non si riuscì a ricreare in medesimo ambiente.

la scena fu sempre incentrata su tematiche di intrattenimento e di vita comune.

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